Cambogia – Parte 2: Danze Tipiche, Trasporto Locale E Prelibatezze Varie
Per distrarci dall’overdose di templi, una sera siamo andati a vedere lo spettacolo delle ballerine Apsara, la danza tipica Cambogiana (ormai siamo appassionati di danze tipiche…).
Bella, anche se essendo organizzata sul palco di un ristorante era giocoforza meno coinvolgente di quelle viste a Bali all’interno dei templi.
Sempre per distrarmi un po’ (e anche perche’ venivo cacciato dalla stanza quando mi svegliavo presto…) tutte le mattine o quasi sono andato a fare un giro ad un mercato vicino al nostro hotel. Non un mercato per turisti, come i soliti Old Market, Central Market, Night Market, che poi vendono la stessa roba dall’Indonesia alla Malesia alla Cambogia, ma proprio il mercato dove la gente del posto va a fare la spesa.
Visto che qui praticamente nessuno possiede il frigorifero (l’elettricita’ e’ troppo costosa), il mercato e’ sempre strapieno, sia di gente che di merce. Ecco, fare un giro tra queste bancarelle, anche se molto pittoresco, mi fa ringraziare di avere i nostri bei supermercati con la merce pulita e refrigerata…
Mi sembrava anche di essere un po’ un’attrazione, visto che molti mi guardavano con faccia stupita (cosa ci fa questo qui? ).
E per fortuna non ci ho portato anche la Piccola Viaggatrice!! Da quando siamo in Cambogia il suo successo tra turisti e non e’ improvvisamente aumentato: tutti vogliono toccarla, abbracciarla, prenderla in braccio, sapere come si chiama e quanti anni ha e naturalmente fare una foto ricordo con lei.
Ecco alcuni esempi:
Portandoci dietro la nostra piccola “star” siamo anche andati a visitare il vilaggio galleggiante poco distante da Siem Reap; e’ una comunita’ di pescatori di origine Vietnamita (non parlano Cambogiano) che vive su case galleggianti e si sposta al cambiare delle stagioni seguendo il variare delle dimensioni del lago.
C’e’ anche la scuola:
E una chiesa (pare che siano cattolici):
Diciamo che anche qui, vedendo le condizioni in cui vive questa gente, dentro di noi abbiamo detto una preghierina di ringraziamento per essere nati nella nostra cara (e a volte bistrattata) Italia…
Oltre alla pesca, l’altra attivita’ che sta prendendo piede e’ l’allevamento di coccodrilli, venduti poi ai Thailandesi per fare scarpe e borse:
Peccato che l’hanno scorso, a causa dell’alluvione, una parte dei simpatici animaletti sia andata smarrita….
Riguardo ai mezzi di trasporto locali: qui imperversa il Tuk Tuk, un mezzo a tre ruote con motorino davanti e carrettino a due ruote dietro:
Anche se non sembrerebbe, su uno di questi ci stiamo tutti e 5, e per la verita’ e’ anche un modo piacevole di farsi trasportare in giro, soprattuto col fresco della sera…piu’ rilassante del taxi, con una visuale migliore e decisamente più economico! (Naturalmente sorvoliamo sul rischio di finire schiacciati da qualche grosso camion o ribaltati in un fosso alla prima curva presa con troppo sprint).
In Cambogia ci siamo anche trovati un po’ meglio con la cucina, meno piccante di quella Malese, ma piu’ orientata all’agrodolce…alcune cose non sono male, tipo questa zuppa di pollo servita in una noce di cocco:
Altre cose invece,… ecco…sono un po’ fuori dai nostri standard…io metto le foto, a voi scegliere il vostro piatto preferito:
Quello che posso garantirvi e’ che non sono bancarelle un po’ eccentriche, ma proprio il modo Cambogiano di fare uno snack…sul viale lungo il fiume di Phnom Phen ce ne sono a bizzeffe, e la gente in motorino si ferma, ne sgranocchia uno o due, compra il suo sacchettino e via! Per catturare i grilli hanno anche un sistema particolare: mettono dei teli di plastica inclinati con sopra delle luci blu che attirano i grilli, facendoli saltare sul telo di plastica e quindi scivolare in una vasca piena d’acqua che gli impedisce di scappare…non so come facciano per i ragni, ma non sono intenzionato a saperne di piu!!!
Buon appetito!
Cambogia – Parte 1: Templi, Templi, E Poi Ancora Templi
Eh si, neanche fossimo Indiana Jones (o Lara Croft, per i piu’ giovani) l’arrivo in Cambogia ci ha catapultati in mezzo a decine di templi immersi nella foresta, eredita’ della cultura Khmer che sta portando un po’ di turismo e di ricchezza a questo sfortunato paese.
Diciamo che gia’ dall’arrivo all’aereoporto il paese si presenta un po’ strano: sull’aereo ci danno infatti ben due moduli da compilare, uno per l’immigrazione ed uno per la dogana, totale 10 moduli con i soliti dati (chi siete, dove andate, ….). Arrivati a Siem Reap un funzionario chiede a gran voce se qualcuno ha bisogno dei moduli per il visto…noi, sentendoci piu’ furbissimi, diciamo “no, no, li abbiamo gia’ compilati sull’aereo !”, e belli freschi andiamo al controllo passaporti. Qui un funzionario guarda il mio passaporto e con aria un po’ schifata dice “No Visa….”, dopodiche’ mi dirotta ad un bancone un po’ defilato dove, dopo aver compilato altri 5 moduli (totale: 15 moduli) e aver pagato un obolo di 20 dollari a testa (totale: 100 dollari), abbiamo accesso allo show: 12 funzionari – 12 che, uno dopo l’altro, si passano ognuno dei nostri 5 passaporti, li soppesano, timbrano, ci incollano sopra qualcosa e, alla fine del bancone lungo 15 metri, ce lo riconsegnano pronto per il controllo passaporti.
Ostacolo superato, ci portano al nostro hotel e possiamo incominciare le nostre avventure da esploratori di templi. Siem Reap (o meglio Angkor, il nome del sito archeologico) e’ un concentrato di centinaia di templi del 10 – 12 secolo; un po’ come se nei dintorni di Carate ci fossero i resti di 250 chiese antiche , tra cui alcune tra le piu’ belle e grandiose mai costruite. Cominciamo così dal tempio piu’ lontano ma con le decorazioni piu’ belle:
Proseguiamo al ritmo di 5 o 6 templi al giorno, abituandoci pian piano al caldo, che quando appare il sole diventa rapidamente insopportabile, ai controllori di biglietti che appaiono all’improvviso, ai bambini che all’entrata di ogni tempio vendono 10 cartoline a un dollaro, contandole in 5 o 6 lingue per accattivarsi i turisti.
Ogni tempio e’ simile agli altri ma ha qualcosa di particolare, ce ne sono di alti a 5 o 6 livelli, di forma piramidale, tipo il Bayon, pieno di sculture e di turisti che cercano di fare un foto “unica” mettendosi naso a naso con questi faccioni:
Oppure altri che sono ad un livello solo ma molto lunghi, pieni di corridoi e camere il cui uso non ci e’ chiarissimo ma che danno un’idea della grandiosita’ che dovevano avere queste costruzioni all’epoca del loro massimo splendore.
Negli ultimi giorni arriviamo al “clou”, ovveri il tempio di Angkor Wat, maestoso e circondato da un enorme fossato:
E infine al Ta Prom, un luogo che sembra disegnato dalla fantasia di un bambino o dalla fervida immaginazione di un regista di film d’avventura (non per niente, come ci ripetono 3 o 4 volte, qui sono state girate alcune scene di Tomb Raider…)
E’ pero’ un posto veramente strano, si perde di vista il lato religioso di queste costruzioni ed emerge invece prepotente lo scontro – incontro tra natura ed architetture artificiali, con la prima che sembra prendere il sopravvento e schiacciare le costruzioni sotto il peso di queste enormi radici…
Spostandoci tra un tempio e l’altro incontriamo vari aspetti della Cambogia, dalla ragazza che prepara lo zucchero di palma (buono, ne abbiamo preso un vasetto ed e’ finito in 2 o 3 giorni…):
ad altre che si fanno le treccine in attesa di lanciarsi a cercare di vendere qualcosa verso il prossimo turista:
Ci sono poi le tipiche case cambogiane, costruite come palafitte perché qui siamo vicini ad un lago che nella stagione delle pioggie quadruplica la propria superficie e allaga un po’ tutto:
Per adesso, un saluto dagli intrepidi esploratori, alla prossima puntata sulla Cambogia.
P.S. Sto scrivendo questo posto dal 23esimo piano di un palazzi di Bangkok…non male il panorama !!