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Singapore

Da Singapore a Bali

A Singapore bisogna essere preparati perché bisogna sapere gli orari del tempio che altrimenti si può trovare chiuso, avere un passeggino perchè si rischia che una bambina si addormenti, che, portandola in braccio, perda le ciabatte, rovinando così  l’intera giornata. Perché  vi racconto tutto ciò? Perchè a noi è successo. Abbiamo visitato il coloratissimo tempio indù pieno di strane statue dalla faccia di vari animali e di persone che meditavano silenziose. Tanto silenziose e concentrate che avevo paura di entrare, di disturbare. L’altro tempio invece, non abbiamo potuto vederlo, o almeno dentro. Fuori era in uno stile più cinese, a pagoda. Dopodiché Piccola Viaggiatrice è crollata e quindi la nostra serata è finita lì. Per cercare un passeggino siamo anche andati a cercare nella Sim Lim Tower, una torre famosa per i tanti negozi di elettronica. La mattina precedente siamo andati al Singapore Botanic Garden, un giardino pieno di alberi enormi, tanto belli che mi facevano venire voglia di sedermi su uno dei loro rami nodosi a leggere un libro… Potevo ance farci una pensata, ma… Che caldo! No, non era fattibile.

Giovedì  abbiamo fatto una camminata di quasi tre chilometri per arrivare sul monte Faber, che sovrasta la cittá. Da lì  abbiamo preso la funivia  per raggiungere Sentosa, un parco divertimenti un po’ deludente. Poi siamo andati nella Singapore  che tutti conoscono, quella dei grattaceli. Soprattutto  di sera, quando cala il sole, i palazzi riflettono le luci, così  come l’acqua di Marinabay, creando un gioco di luci spettacolare
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Dopo il volo non troppo traumatico e il viaggio in macchina in condizione di sardine, siamo arrivati nella nostra gest house , molto bella e particolare. Devo ancora sperimentare la piscina! Di Bali, per ora, posso solo dirvi che brulica di motorini.

Un saluto a tutti. Ciao

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Singapore: Toccata E Fuga

Il volo e’ stato lungo, 12 ore seduti (o quasi) non sono uno scherzo…per fortuna la tecnologia aiuta parecchio rispetto a qualche anno fa, e tra un film e l’altro siamo arrivati a destinazione. Dopo esserci ricordati di lasciare le cicche in aereo (l’importazione di chewing gum è severamente vietata), saliamo sulla Metro : il trasferimento all’ hotel e’ stato invece massacrante, la stazione del metro che sembrava essere la più vicina era a mezz’ora di camminata che, con i bagagli e 35 gradi, ha messo a dura prova la nostra resistenza. Peccato avere scoperto solo la mattina dopo che un’ altra stazione era a 50 metri, ma sulla nostra guida (del 2010) quella linea non esisteva….potenza dell’operosità asiatica!!

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Per visitare la città abbiamo avuto due giorni, una toccata e fuga, appunto. Un po’ pochi, forse, ci sono tante altre cose che non abbiamo visto e che ci hanno lasciato un po’ di curiosità. Il primo gorno siamo andati ai Botanic Gardens, una bella oasi di verde (il fresco no, quello non c’è neanche lì…) con all’ interno un parco dedicato solo alle orchidee….mai viste così tante in uno stesso posto !

Nel pomeriggio l’intenzione era quella di girare un po’ per Little India, quartiere indiano molto diverso dal resto della città, ma complice il crollo della piccola e la dimenticanza del papà (il passeggino e’ rimasto a casa :-(((, e portare in braccio 20 kg di calore umano a quelle temperature è deleterio) non ci siamo riusciti.

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Abbiamo però visto un interessante tempio hindu, che ha incuriosito un po’ tutti, a partire dal fatto che naturalmente si entra scalzi.

Il giorno dopo è iniziato di nuovo con una passeggiata in mezzo alla natura, percorrendo il South Ridge Walk,  una camminata sospesa tra gli alberi e le scimmie (che però non abbiamo visto,  con grande delusione di alcuni e sollievo di altri) che ci ha portati al Monte Faber, stazione della Cable Car.

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Pagato il pedaggio del viaggio sulla funivia piena di Angry Birds (abbastanza emozionante, a dire il vero…) più giro su una giostra a Sentosa, siamo poi tornati nella zona dell’ Esplanade, la più scenografica di Singapore, con il teatro, i grattacieli, gli hotel e il Science Centre che si affacciano tutti sulla stessa baia.

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Una conclusione in crescendo e un bel ricordo da portare via da Singapore, una città che si conferma piena di contrasti, non tanto tra ricchezza e povertà (come accade in altre metropoli del mondo) ma piuttosto tra natura e costruzioni, progresso e tradizione, che sembrano convivere in armonia come le tante persone di etnie diverse (quante facce di tutti i colori! ).


Primo Colpo D’Occhio

Eccoci arrivati a Singapore dopo 15, stremanti ore di viaggio… Qualcuno mi ha fatto la richiesta di scrivere in modo da coinvolgerlo nel viaggio, perciò… Appena, dalla sala d’attesa ho visto il nostro aereo, ho pensato: “Che bestione!!”; era a due piani e largo il doppio degli aerei che prendiamo di solito. I sedili erano divisi da due corridoi e su ogni posto c’erano una coperta e un cuscino. Ogni sedile aveva il suo piccolo televisorino e si poteva scegliere tra alcuni film. Si predispone un viaggio fantastico, no? No, non é stato così. Non sono riuscita a chiudere occhio, servivano cibo schifoso e ho dovuto guardare tre film e mezzo per ammazzare il tempo. Ma lasciamo stare il viaggio. Usciti dall’ aeroporto abbiamo preso la metro e… mi sono guardata attorno. Ho notato che sulle scale mobili ci si ferma a sinistra mentre chi vuole camminare sta sulla destra; i nomi dei paesi sono orientali, come i lineamenti delle persone, ma si parla in inglese. Guardando fuori dal finestrino ho visto pagode e altri edifici in stile cinese che si contrapponevano a palazzi colorati dalle quali finestre spuntavano magliette e vestiti, nascosti dagli altri palazzi. Scesi dalla metro ci siamo tuffati nel terribile clima della città: umidità e caldo, si fa fatica a respirare. Camminando per raggiungere la nostra fresca meta ho visto moltissimi giovani che camminavano con il naso appiccicato al cellulare e che rischiavano di investirmi… non lo sopporto!! Siamo arrivati in hotel stremati, stanchissimi, perciò penso che andrò a riposare… Un saluto a tutti e… a domani.