1000 Chilometri: Cose Strane, Posti Meravigliosi e Riflessioni
Quattro giorni sono passati, 1000 chilometri sono già alle nostre spalle e dalla Turchia arrivano buone notizie.
La prima è che la macchina è abbastanza comoda (una Fiat Linea, invendibile in Italia per la sua bruttezza ma onesto mezzo da viaggio), la seconda è che la compagnia è ancora piacevole: nessun litigio, niente cuffiette nelle orecchie per ore e ore, niente “tra quanto arriviamo” a ripetizione, ma anzi una piacevole partecipazione attiva alle chiacchere da viaggio. Certo, ogni tanto dal sedile posteriore si sente parlare di statistica avanzata o diritto di internet, ma è il prezzo da pagare se si portano in viaggio on the road degli studenti universitari ad anno accademico in corso.
Veniamo alle cose strane: abbiamo percorso molti km su strade con limite a 82 km/h, non uno di più e non uno di meno, e mi ha fatto molto ridere pensare a quale approfondito studio ministeriale possa aver partorito un limite tanto preciso (gli altri limiti sono 50, 70, 90, 120, roba normale, insomma).
Stranezza più seria, il primo giorno mentre giravamo per le vie di Bergama in cerca di uno snack veloce vediamo un furgoncino che vende frittelle: ottimo, piacciono a tutti, mi metto in fila, ma quasi subito noto che nessuno paga, non girano soldi, il tizio riempie il sacchetto e l’avventore se ne va, senza neanche ringraziare più di tanto. Inizio a pensare che sia una specie di mensa ambulante per i poveri (di frittelle ? e che ne so io, sono Turchi…), per cui mi sento fuori posto ed esco dalla fila. Giriamo altrove per un quarto d’ora, altri snack non se ne trovano, sembra tutto chiuso, e alla fine, convinto dalla vista di famigliole turche che mangiano frittelle a quattro palmenti e dalle proteste della mia famigliola, mi rimetto in fila, mi faccio dare un sacchetto di frittelle e provo ad allungare una banconota al tizio, che però non ne vuole sapere e mi manda via, con la pancia un po’ più piena e qualche senso di colpa in più (avrò rubato del cibo ai poveri ?). Potrebbe essere una cosa legata al pilastro dell’islam che professa la carità, ma nessuno spiccicava una parola di inglese, per cui mistero irrisolto.
E la Turchia che abbiamo visto ? Finora solo posti dal bello al meraviglioso:
Pergamo, con le sue rovine piazzate in cima ad una collina che domina la valle, il tempio di Traiano e la stupenda vista che si ha dal teatro greco.
Afrodisia, antica città piazzata in un luogo idilliaco, con alcuni monumenti conservati in maniera sorprendente ed un impressionante stadio.
Pamukkale, un luogo unico, da solo merita la fatica del viaggio (dico davvero, se non ci siete mai stati fateci un pensiero). Ha aiutato molto la giornata splendida, cielo terso e 25 gradi, le montagne innevate a fare da sfondo, ed anche il fatto che abbiamo percorso il sentiero che sale di fianco alle vasche la mattina verso le 9, con una percentuale di turisti orientali ancora fisiologica (quando sono in massa sono veramente caciaroni, peggio di noi italiani). Purtroppo abbiamo avuto l’impressione che la siccità abbia colpito anche qui, parte delle vasche sono asciutte, l’impressione è che convoglino l’acqua residua sulla parte più “turistica”, mentre il resto è abbandonato in maniera un pò desolante.
Non è comunque mancato chi, dopo le fatiche della visita a Hierapolis, la città romana che sovrasta le meravigliose vasche, ha voluto farsi un bel bagno termale, e lì (visto che si paga) di acqua ce n’è in abbondanza.
Discorso a parte merita invece Chimera, la montagna dei “fuochi fatui” (fiamme che escono dalla roccia).
[Spoiler: seguono riflessioni tipo “anziano che si lamenta dei tempi moderni”, per cui se non siete in vena saltate pure]
Ci eravamo già stati 8 anni fa, ci siamo tornati perchè allora la piccola folletta aveva solo 3 anni e si era addormentata come un salame, per cui ci faceva piacere farle vedere questa meraviglia per la prima volta. Il posto però è cambiato, siamo saliti di notte come allora, ma oggi la fiamme naturali (sempre affascinanti) sono circondate da gruppi di giovani e meno giovani che le usano per farci i marshmallow o gli spiedini, e via con selfie e foto a non finire, poco importa se così facendo impediscono a chi arriva dopo di vedere la stessa meraviglia che loro si stanno godendo (la nostra folletta si è poi avvicinata quasi chiedendo scusa per il disturbo, e solo allora si sono spostati per lasciare un po’ di spazio anche a lei).
Ed ecco le due riflessioni “da vecchio” che mi sono venute: la prima è che non bisognerebbe tornare in un posto che ci è molto piaciuto, è difficile che si provino le stesse sensazioni (l’emozione della prima volta, vedere qualcosa che i nostri occhi non hanno mai visto) ed è invece probabile che il luogo sia cambiato (o che sia cambiata la gente che lo anima) allontanandosi dal nostro ricordo e creando una discrepanza che lascia sempre qualche crepa nei ricordi e un po’ di amaro in bocca. Non dico che bisogna smettere di andare in giro, chi va oggi per la prima volta alle Chimere rimarrà comunque affascinato dalle fiamme e magari questa cosa dei marshmallow gli sembrerà una figata pazzesca, ma quello sarà il ricordo della “sua” prima volta, il mio ricordo preferivo conservarmelo in versione originale.
La seconda: è mai possibile che in qualche anno si sia completamente perso il rispetto per gli altri ? Magari quella degli spiedini sarà anche una moda passeggera, ma qualche anno fa la gente osservava le fiamme, faceva le sue foto ed i suoi video e poi si spostava per dare modo a chi seguiva di fare lo stesso, come è naturale che sia, mentre oggi a questi sembrava normale accamparsi intorno alle fiamme, un po’ come se uno si piazzasse con un bel paravento davanti alla Gioconda e chi se ne frega se gli altri non la vedono. Non so, forse un po’ tutti siamo super social a parole (quando si tratta di espandere il nostro ego via Whatsapp, Facebook, Instagram, Twitter o postando in un blog ;-)) e un po’ meno social (nel senso di attenzione verso gli altri) nella vita reale, quella che prevede anche il rispetto come una delle prime regole di socializzazione.
[Fine Spoiler – da qui si ricomincia a parlare di Turchia]
Ora, dopo una gita ad Olympos, che invece sembra ancora il rifugio dei “nuovi hyppie”, siamo a Kas, solare cittadina sul Meditteraneo: vediamo se nei prossimi giorni ci riesce di mettere assieme un’abbronzatura decente !
“Gule Gule” dalla Turchia del sud
Ciao, che belli che siete e come mi piacerebbe essere con voi..
È un piacere che tu,Alberto, abbia ripreso a scrivere,
Ieggero e profondo insieme
27 aprile 2019 alle 10:02 am